Charity Wall, la startup blockchain che sta rivoluzionando il settore charity
Inauguriamo questa nuova rubrica bisettimanale dal nome Crypto*Enterpreneur a cura di Ab Innovation Consulting, in cui riporteremo le testimonianze di chi la Blockchain l’ha utilizzata per migliorare i processi produttivi, la trasparenza o i servizi al cliente, attraverso delle interviste che avranno come focus anche un’analisi degli aspetti legali che sono stati considerati nella realizzazione dei vari progetti.
La blockchain, come tutti sappiamo, sta rivoluzionando sia il modo con cui le startup (e più in generale le PMI) raccolgono fondi, sia i settori industriali: trasparenza, automazione e finanziamenti sono solo alcuni dei benefici che la blockchain porta nelle aziende e nella vita quotidiana dei cittadini.
In particolare, il settore charity sta vedendo un’innovazione grazie a Charity Wall, società genovese che sul proprio sito si definisce come “Charity Wall è lo strumento più avanzato e completo per tracciare e notarizzare l’uso delle donazioni sfruttando l’immutabilità e la sicurezza della Blockchain. Charity Wall combina un social marketplace e una soluzione di audit automatizzato per il settore della beneficenza. Charity Wall, attraverso la blockchain, traccia e autentica l’utilizzo delle donazioni e permette di donare in totale sicurezza e di monitorare, commentare e verificare costantemente lo sviluppo di ogni specifico progetto sociale”.
Proprio per questo claim abbiamo deciso di intervistare Luca Busolli, CEO di CW.
Luca ci racconti come nasce CW?
L’idea nasce da una conversazione con gli altri fondatori, Simone Borghini e Alessandro Giuntoni, sullo scandalo delle truffe degli sms solidali che, per la poca trasparenza, non venivano devoluti correttamente (o a volte non venivano devoluti affatto).
Il progetto di CW, quindi, nasceva (e si sviluppa) per offrire servizi ad ONLUS e associazioni che volevano utilizzare uno strumento in grado di dare certezza alle transazioni. Tuttavia - ci dice Luca - la necessità di ricevere trasparenza e certezza delle donazioni viene sentita maggiormente dai donatori, che non vogliono ricevere truffe, piuttosto che da chi riceve le donazioni.
Compresa la vera necessità del settore charity, vince la SmartCup Liguria 2018 e, successivamente, e, grazie anche al Programma Virgilio del Rotary, il progetto inizia concretamente con una società che donava 2 euro per ogni bolletta pagata, iniziando, come primo prodotto, ad offrire una “notarizzazione” documentale alle donazioni.
Successivamente il sistema si è integrato di nuove features, come, ad esempio, lo strumento di donazione, CharityPay, che permette di donare in 30 cryptomonete e 27 monete nazionali, con bonifici e carte di credito. È stato sviluppato un utility token che permette lo scambio di beni e servizi all’interno del marketplace di Charity Wall.
Quali problemi avete riscontrato?
Il mercato del charity - ci racconta Luca - risulta poco liquido e quando è liquido i margini risultano essere bassi perché le no-profit utilizzano i fondi derivanti dalle donazioni per gli scopi per cui sono nate e, ovviamente, tendono a risparmiare su servizi che risultano particolarmente innovativi.
Allo stesso modo, la blockchain ha un certo livello di difficoltà di adozione in settore ancora poco innovati o, addirittura, digitalizzati come quello del charity dove, in alcuni paesi, le donazioni vengono ancora fatte in persona. In particolare, i clienti corporate dimostrano interesse, ma non sempre integrano il sistema di pagamento di CW.
Quali sono i progetti per il futuro?
I progetti per il futuro di CW sono ambiziosi e vanno, ovviamente, oltre i confini italiani: infatti, il principale scopo di sarà quello di creare un ecosistema virtuoso e trasparente per donatori e riceventi.
In particolare, per gli stati che non hanno ancora una forte componente digitale nel charity si punterà, per prima cosa, sul digitalizzare il settore e spingere sulle donazioni digitali tramite notarizzazione e validazione direttamente dal donante.
Le questioni legali
Le questioni legali relative a blockchain e token sono in generale molto complesse e vanno analizzate sia in generale, connesse alla tecnologia, che al modello di business che si sta implementando.
Alessandro Basile, managing partner di AB Innovation Consulting, ci rivela che per quanto riguarda la blockchain bisogna analizzare approfonditamente se il processo, così come innovato dal paradigma, è in grado di rispettare due delle maggiori normative europee: il Regolamento eIDAS e il GDPR.
Inoltre, il modello di business e i token devono essere approfonditi perché la normativa italiana non è chiara (anzi a volte inesistente) e, proprio per questo motivo, bisognerà comprendere se i token emessi dalla società rientrano nei concetti di valuta virtuale, moneta elettronica o strumento di pagamento, oppure strumento finanziario: in altre parole, utility, payment e security token.
Bisognerà, quindi, valutare se lanciare il proprio progetto in Italia, piuttosto che in Paesi che hanno normative e/o procedure più agevolate (ad es. Svizzera o Malta).
Un’ultima domanda: dove vedi il futuro della blockchain?
I paesi del golfo vedono la blockchain come elemento (di investimento) futuro e anche l’Ohio, nonostante la SEC, crede molto nella blockchain per rilanciare il settore automotive.
In generale la blockchain potrà portare quel rilancio dell’industria grazie ad innovazione ed automazione dei processi.
Ringraziamo Luca Busolli CEO di Charity Wall non solo per la disponibilità ma anche per il lavoro fatto fino ad oggi in un settore che ha tanto bisogno della trasparenza che solo la blockchain può conferire.
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