L’Università di Cambridge ha lanciato una mappa per tracciare il mining di Bitcoin
Un team dell’Università di Cambridge ha rilasciato uno strumento che permette di tracciare i paesi più attivi nel segmento del mining di Bitcoin.
Il nuovo strumento è stato sviluppato dal Cambridge Center for Alternative Finance (CCAF). Si tratta di una mappa che mostra i paesi con la più grande quota dell’hashrate nella rete di Bitcoin.
Secondo la mappa, in Cina si produce il 65% dell’hashrate di Bitcoin totale. Negli Stati Uniti e in Russia, questa cifra è pari a circa il 7%.
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese produce lo 0,27% di tutto l’hashrate ed occupa l’11 posto nella classifica globale.
Secondo quanto hanno dichiarato i ricercatori, per creare lo strumento ci è voluto circa un anno. I dati per la mappa vengono raccolti da tre mining pool: BTC.com, Poolin e ViaBTC. Apollina Blandin, capo della divisione di criptovaluta e blockchain del CCAF, ha osservato che ora la mappa raccoglie i dati sul 37% dell’hashate globale. Si riscontrano i problemi di raccolta dei dati in Nord America ed Europa.
Inoltre, la raccolta dei dati si complica dal momento che molti miner utilizzano una VPN per nascondere gli indirizzi IP.
In futuro, gli analisti dell’Università di Cambridge prevedono di aggiungere alla mappa i dati da altri mining pool e singole farm. Ciò aumenterà di gran lunga l’accuratezza dello strumento.