Equinor combatterà le emissioni di CO2 attraverso il mining di bitcoin
Equinor, un’azienda norvegese del petrolio, prevede di utilizzare la soluzione per il mining di Bitcoin sviluppata da Crusoe Energy Solutions per ridurre le emissioni di anidride carbonica dai giacimenti petroliferi, riporta CoinDesk.
Le aziende che estraggono l’oro nero molto spesso bruciano il gas naturale in eccedenza nei giacimenti petroliferi. Equinor prevede di utilizzare questo gas per generare elettricità, che verrà poi venduta a Cruse Energy Solutions per il mining di bitcoin. Le mining farm di Cruse Energy Solutions verranno posizionati proprio nei siti di produzione di petrolio.
Innanzitutto, le mining farm di bitcoin saranno installate nel campo di Bakken, che produce circa 20,000 tonnellate di CO2 all’anno dalla combustione di gas naturale. L’uso del gas per il mining di BTC aiuterà anche a realizzare l’iniziativa della Banca Mondiale che mira a ridurre il gas flaring nei giacimenti di petrolio entro il 2030.
“Il mining di Bitcoin richiede molta elettricità per alimentare le apparecchiature, mentre una risorsa preziosa come il gas viene semplicemente sprecata e durante la combustione viene generata molta anidride carbonica. Possiamo risolvere entrambi i problemi senza troppi costi, ovvero generare l’elettricità e ridurre l’emissione di C02″, ha affermato Lionel Ribeiro, il Project Manager di Equinor.
In precedenza, Crusoe Energy Systems ha raccolto più di $ 70 milioni in due round di finanziamenti per sviluppare una soluzione per il mining di bitcoin utilizzando il gas naturale in eccesso.
Infine ricordiamo che, secondo un recente rapporto, il consumo energetico da parte dei miner di Bitcoin ha ripreso la crescita dopo il crollo avvenuto a causa dell’halving. Inoltre, secondo il rapporto , l’attuale consumo di energia elettrica della blockchain di Bitcoin è paragonabile a quello del Kuwait e della Svizzera. Mentre se Bitcoin fosse uno stato, si sarebbe classificato al 45° posto in termini di consumi di energia elettrica.
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